Eventi stressanti e gene COMT nel disturbo bipolare

 

ARTICOLO INEDITO a cura di A cura di Laura Pedrini

Gli eventi stressanti sono associati alla comparsa di disturbo bipolare e alla riacutizzazione dei sintomi psicopatologici. Tuttavia, non tutti coloro che hanno vissuto eventi stressanti sviluppano il disturbo o mostrano una ricaduta.

Variabili quali lo stile cognitivo, il supporto sociale, nonché i fattori genetici influenzano la sensibilità allo stress e, dunque, spiegano la variabilità nella risposta agli eventi avversi. Con l’espressione gene-environment (GxE), infatti, si fa riferimento alla teoria eziopatogenetica secondo la quale il profilo genetico posseduto da ogni individuo modulerebbe la risposta allo stress e, dunque, le conseguenti manifestazioni sul piano psicopatologico.

Gli autori del presente studio hanno voluto testare questo modello in merito al gene COMT la cui funzione primaria è favorire il metabolismo della dopamina, infatti, esso codifica per l’enzima catecol-O-metiltrasferasi. Un polimorfismo individuato in questo gene (COMTVal158met) è il risultato della sostituzione della Valina (Val) alla Metionina (Met). Pertanto, il gene COMT si può presentare in una delle tre varianti (Met/Met; Met/Val; Val/Val) a seconda che questo polimorfismo sia assente, presente solo in un allele, oppure presente in entrambe gli alleli. L’allele Val è associato ad una maggiore attività enzimatica e dunque a concentrazioni di dopamina minori rispetto all’allele Met. Il gene COMT è uno dei più studiati nel disturbo bipolare, tuttavia, gli studi finora disponibili hanno prodotto risultati contrastanti circa il suo ruolo eziopatogenetico, e in parte ciò potrebbe essere dovuto al ruolo svolto da altri fattori genetici ma anche ambientali, tra cui appunto l’esposizione ad eventi stressanti. Tradizionalmente, il disturbo bipolare è stato considerato a forte componente genetica, e l’impatto degli eventi stressanti e/o degli eventi traumatici nell’infanzia è un tema poco esplorato. Con l’intento di colmare questa lacuna, Hosang et al., (2016) hanno coinvolto 141 pazienti affetti da Disturbo Bipolare e 205 controlli sani per ciascuno dei quali è stato individuato il profilo COMT ed è stata somministrata la checklist List of Threatining Experiences Questionnaire. Più precisamente, i pazienti facevano riferimento ai 6 mesi precedenti il peggior episodio depressivo o maniacale mentre i soggetti di controllo facevano riferimento ai 6 mesi precedenti la valutazione. I risultati mostrano che gli eventi stressanti sono un fattore di rischio sia per la comparsa di episodi depressivi, che maniacali. Al contrario, il genotipo COMT di per sé non è associato alla ricaduta, cambia ovvero, la probabilità di ricaduta non in base al genotipo COMT. Tuttavia, si evidenzia un effetto di interazione tra il gene COMT e lo stress per la comparsa di episodi depressivi, ovvero, persone esposte allo stesso numero di eventi stressanti mostrano una differente probabilità di comparsa di episodio depressivo in base al genotipo COMT. Questi risultati hanno una forte implicazione clinica dal momento che permettono di individuare le persone affette da disturbo bipolare che sono maggiormente a rischio di ricadute depressive se esposte a stress. Inoltre, i dati portano a ipotizzare che queste stesse persone essendo più sensibili al loro ambiente potrebbero essere più sensibili anche alle esperienze positive quali il supporto sociale, e la psicoterapia e dunque beneficiarne maggiormente. Ciò sarebbe in linea con quanto emerso in un altro studio su persone affette da disturbo di panico che, in presenza del polimorfismo COMTVal158Met, mostravano una riduzione dei sintomi se sottoposte a terapia cognitivo-comportamentale. Questo studio ha il merito di essere il primo tentativo di esplorare la validità del modello GxE in un campione interamente costituito da persone affette da disturbo bipolare. Inoltre, i risultati suggeriscono che i meccanismi alla base degli episodi depressivi e maniacali potrebbero essere differenti dal momento che l’interazione geni-ambiente è risultata significativa solo per gli episodi depressivi.

 

Potete trovare l’articolo originale al seguente link: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28102561

 

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