Recensione di Maria Teresa Rocchi
Romanzo di Carlo Miccio, Edizioni Alpha Beta Verlag, Trieste 2017, pubblicato nella collana 180 diretta da Peppe dall’Acqua psichiatra basagliano.
Il romanzo ci immerge nello scompiglio provocato in una famiglia dalla sofferenza mentale, nello sconforto che arriva dalla solitudine nata dall’impossibilità di capire e dal sentimento d’impotenza che non trova un aiuto sufficiente nella rete sociosanitaria.
L’autore, con la sua scrittura, ci regala subito immagini vivide di un ‘Italia del 1975 alle prese con la forte avanzata elettorale del PCI di Berlinguer. Marcello, dieci anni, deve affrontare il difficile compito di accudire un padre in preda alla paura scatenata da un delirio politico persecutorio. Il ragazzo si rende conto di non poter guardare più alla realtà attraverso la guida degli occhi del padre, trova quindi una guida nella sua passione per il gioco del calcio, la filosofia del gioco di squadra che diventa vincente solo se lo spirito del gruppo è coeso. E’ lo stesso spirito di gruppo che ritroviamo più tardi nella fantastica realizzazione di un campo di calcio-piazza di ritrovo per gli abitanti di una zona degradata di Latina, impresa nata dall’ideazione maniacale del padre di Carlo che riesce a coinvolgere ed attivare positivamente gli abitanti del rione attraverso suo entusiasmo contagioso, fino alla realizzazione con il contributo concreto di tutti del sogno collettivo. La storia prosegue mostrandoci Marcello adolescente e poi adulto che, nel corso degli anni, dovrà affrontare e sostenere battaglie difficili, prima fra tutte quella della famiglia che non regge l’impatto traumatico della malattia psichica; successivamente altre quali quella di affrancarsi dalla tossicodipendenza, della difficile realizzazione affettiva e dell’autonomia lavorativa. Riuscirà a cavarsela, mantenendo sempre e comunque, unico del gruppo familiare, la relazione con il padre psicotico. Il romanzo scorre fluido grazie alla capacità della scrittura di far emergere nella mente scene vivide che si susseguono come fotogrammi di un buon film. Scrittura che ci rende partecipi delle capacità creative dell’autore, già realizzatasi nel campo artistico della grafica, di fornire immagini che penetrano il nostro mondo emotivo.
Carlo Miccio
51 anni, lavora a Latina come mediatore culturale con immigrati e profughi politici. E’ laureato in Scienze politiche e ha pubblicato racconti con la casa editrice della 80144 Edizioni. Artista in campo digitale, ha effettuato numerose mostre personali e collettive a Roma, Torino, Londra, Latina, Paola. Nel 2014 è stato incluso in un’antologia della Taschen tra i 150 più interessanti illustratori al mondo.