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Strutture parallele-diverse di mondo interiore e realtà esterna (Vedat Sar)

Strutture parallele-diverse di mondo interiore e realtà esterna: disconoscendo e recuperando l’identità del Sé in seguito alla dissociazione generata dal Trauma

A cura di Daniela Lo Nero.

Questo articolo cerca di integrare una serie di studi teorici ed empirici sulle conseguenze psicologiche dello sviluppo traumatico, dando una visione più completa dei fattori che minacciano l’integrità della coscienza umana.

Secondo Sar, l’esperienza individuale di realtà distorta e di tradimento fa precipitare la dinamica ciclica tra il mondo esterno e quello individuale interrompendo la funzione evolutiva di reciprocità che è essenziale per il mantenimento dell’integrità del mondo interiore, mentre questo mondo interiore è a sua volta regolato vis-à-vis dalla realtà esterna. La dissociazione – il fattore comune in tutti i tipi di sindrome post-traumatica – è facilitata dalla violazione dei confini dovuta ad omissione e intrusione relazionale come rappresentata dai diversi effetti e conseguenze della trascuratezza (neglect) e dell’abuso in infanzia.

Una recente ricerca neurobiologica (Lanius et al., 2010) condotta su popolazioni cliniche e non cliniche mostra caratteristiche neurobiologiche e fenomenologiche sia bimodali (sottomodulazione e sovramodulazione) che bipolari (intrusione ed evitamento) della risposta post-traumatica. Queste sembrano riflettere strutture parallele distinte, che controllano distinti network che comprendono i sistemi senso-motorio e cognitivo-emotivo.

Questa comprensione fornisce una cornice concettuale per dare una spiegazione delle diverse traiettorie mentali post-traumatiche che giungono ad un percorso finale comune che caratterizza sindromi cliniche parzialmente sovrapposte come PTSD complesso, depressione dissociativa, disturbo dissociativo dell’identità (DID), o fenomeni “borderline”. Di fondamentale importanza clinica e teorica è che queste formazioni psicologiche post-traumatiche disadattive sono considerate come processi a sé stanti, piuttosto che come un disturbo di personalità innato dell’individuo. Tale divisione mentale può portare a un distacco interiore che permette di preservare gli aspetti autentici del soggetto, fino al momento in cui possono essere recuperati tramite la psicoterapia.

A differenza di teorie precedenti che hanno assunto una forte relazione tra personalità e disadattamento (Kernberg, 1987), Sar propone una chiara distinzione tra gli aspetti unici dell’individuo ed il processo psicologico legato al trauma che “intrude” e / o “possiede” il “mondo interiore” della persona. L’articolo tenta di integrare queste idee facendo riferimento alla teoria della “Dissociazione Funzionale del Sé” (Sar e Öztürk, 2007) secondo la quale l’espansione del sé sociologico dell’individuo dovuta ai traumi dello sviluppo (ad esempio, negligenza o abuso infantile) e a fattori aggiuntivi (ad esempio, eccessivo adattamento alle richieste sociali di tipo positivo o negativo) porta ad un distacco dal mondo interiore dell’individuo. Tale divisione ha uno scopo protettivo, ovvero il “sé sociologico” dell’individuo ha il compito di preservare il “sé psicologico” dall’annientamento (dove quest’ultimo rappresenta gli aspetti unici e autentici dell’individuo).

Dopo essersi staccato dal sé sociologico, il “sé psicologico” comunque, si congela e manca di risorse per un ulteriore sviluppo. Oltre al distacco del sé “sociologico” e “psicologico”, il “trauma del Sè” emerge e rimane in uno stato perpetuo di ricerca di aiuto. Infatti, questo è il sé “sintomatico” che può essere esplicitato nella vita quotidiana. Al contrario, un “io integrato” non è altro che la relazione armonica tra il “sé sociologico” e il “sé psicologico” dell’individuo.

Pertanto la teoria della dissociazione funzionale del Sé sostiene l’idea di “mente divisa” e di una potenziale coesistenza di parti sane e patologiche. Tale divisione, infatti, non viene considerata come necessariamente patologica o disadattiva, ma un rapporto armonico tra sé sociologico e psicologico è possibile e, anche, sano. In questo senso tale duplice sviluppo può avere anche aspetti normativi (“non traumatici”). Ovvero la risposta psicologica allo stress traumatico comprende la protezione di parti vitali del sistema psicobiologico, anche a costo di altre parti, fino a quando la minaccia è finita. Allo stesso modo l’adattamento psicosociale, in particolare nei periodi di sviluppo della vita, può costituire un arresto o un ritardo nella realizzazione delle proprie potenzialità uniche e autentiche che porta necessariamente ad una divisione della mente. La conseguenza è il diniego o l’impossibilità a sviluppare una propria identità del Sè integrata, con la possibilità di recuperarla successivamente in condizioni favorevoli.

 

Potete trovare l’articolo originale al seguente link

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28261144

 

Strutture parallele-diverse di mondo interiore e realtà esterna: disconoscendo e recuperando l’identità del Sé in seguito alla dissociazione generata dal Trauma
Parallel-Distinct Structures of Internal World and External Reality: Disavowing and Re-Claiming the Self-Identity in the Aftermath of Trauma-Generated Dissociation
Vedat Sar
Front Psychol. 2017 Feb 17;8:216. doi: 10.3389/fpsyg.2017.00216. eCollection 2017.

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